Campos Venuti «La sua lezione ci dice di ripercorrere ancora la via avanguardista».

Pubblicato
01 Oct 2019

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Cucinella: «La sua lezione? ha unito coraggio e visione. Non dimentichiamolo».

Architetto Cucinella se n’è andato Campos Venuti. «L’avevo visto a delle conferenze, ma non ho mai avuto un rapporto diretto. L’ho studiato all’università, il libro sulla città era il suo, la letteratura urbanistica veniva da lì perché c’era anche la politica. Un punto di riferimento, certo. E poi ora sono a Bologna anche io».

Lui ci arrivò da giovanissimo da Roma, lei da Palermo. «Al di là di qualsiasi confronto, non sia mai, posso dire che Bologna accoglie, ecco una sua bella caratteristica, ma riconosce anche i valori, il lavoro è apprezzato e un po’ ti ascoltano. Io che sono qui da vent’anni lo posso dire».

Campos fu ascoltato. «Aveva la tecnica e la forza di dire alla politica cosa fare. Del resto un Prg ha una visione politica. Cercò di vedere quali erano i temi concenti del territorio, centro storico e collina come le infrastrutture, e fu ascoltato. Oggi abbiamo un’altra agenda, la periferia, l’ambiente, il clima, le grandi reti e un’altra visione della città. La lezione di Campos ci dice di ripercorrere quella via avanguardista. Unire il coraggio (politico) alla visione di città civile e politica: non si può più balbettare su certi temi, serve un identità forte, dobbiamo avere la forza di dire “noi siamo fatti così e faremo così”».

Da dove si parte? «Iniziamo ad ascoltare i giovani, com’era Campos quando arrivò qui. Loro sono direttamente coinvolti nelle trasformazioni sociali. L’ascolto per affrontare le sfide del futuro a Bologna c’era già cinquant’anni fa: avanguardia. Serve qualche visionario e una politica che segua, che smetta di andare solo dietro al consenso e che quindi cambi i suoi metodi, stressati e incalzanti, che non producono niente. Con la burocrazia che complica tutto trasformando sogni in incubi. Per fare un People Mover non ci si può impiegare 10 anni…».

L’urbanistica a tempi diversi. «Si, l’orologio di un urbanista ha una visione molto più lunga del politico di turno. Noi godiamo ora delle scelte di Campos. Se lui ce la fece possiamo farcela anche noi. Bisogna avere pazienza, i frutti non arrivano subito, bisogna seminare e poi coltivare e curare. In questo Campos è una figura fondativa guai dimenticarlo dopo queste commemorazioni. Guai a fare come con Abbado per esempio».

Oggi è tutto complicato. «Eppure politicamente molti angoli sono smussati, forse ci sono più convergenze di quanto non si pensi punto alla fine la misura della forza della politica si misura con le scelte urbanistiche con quelle che hanno un impatto più forte. Bologna la ricordiamo per questi aspetti. Poi c’è anche la cultura, il sociale, ma tutto il meccanismo parte delle scelte urbanistiche. Serve una città di innovazione, non perdiamo l’onda di Campos. Il tema dei Prati di Caprara, giusto attuale, va inserito in un disegno globale più ampio. Dovremmo convergere in un grande patto sociale».

Ha fiducia in una rinascita di Bologna. Campos Venuti è sempre attuale. L’idea che l’Italia sia solo Milano non va bene. La sua narrazione e forza parte delle scelte urbanistiche di 10 anni fa. Bologna ha una sua identità forte, ha un piano di adattamento al clima, raccontiamolo. Si può ripartire dal trasporto pubblico, Bologna c’è e può trovare risorse».

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