Casa Green in 3D

Pubblicato
25 Sept 2020

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In dialogo con la natura l’abitazione realizzata con la tecnologia della stampante 3D è un nuovo modello abitativo che risponde alla necessità di edilizia green a chilometro zero indispensabile per affrontare il crescente inurbamento.

Di Elena Papa

In un momento in cui il termine Antropocene — l’era geologica dove l’homo sapiens è l’accertata causa delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche del pianeta — è diventato di uso comune, la sensibilità su questo tema cresce. Ma la battaglia per la difesa del clima non si risolve con il solo pensiero ecologico e l’idea generale di sostenibilità. Intanto, l’inurbamento è in forte sviluppo e l’homo civicus è destinato a crescere dai 3,9 miliardi attuali a circa 6,4 miliardi entro il 2050, su una popolazione globale che toccherà quasi i 10 miliardi. Ciò impone la necessità di trovare soluzioni abitative talmente innovatrici da fare la differenza.

È così che lo studio Mario Cucinella Architects e Wasp, società che costruisce stampanti, decidono di realizzare la prima casa stampata in 3D utilizzando la terra a chilometro zero. «Tutto nasce da un’intuizione di Massimo Moretti, fondatore di Wasp — racconta Cucinella —. Moretti aveva in mente l’idea di utilizzare questa nuova tecnologia per costruire cose utili per la società e, dopo un suo primo esperimento di casa rudimentale stampata in 3D, è nata la nostra collaborazione. Con il mio studio siamo entrati nel progetto con l’obiettivo di dare una forma architettonica a questo nuovo modello costruttivo».

Copiare dalla natura

L’ispirazione arriva ancora una volta dalla natura, dalla vespa vasaia, detta anche vespa muratrice (Sceliphron caementarium), che si costruisce il nido con il fango. Una resistente struttura composta di una serie di celle a volte anche di forma cilindrica. Così possiamo affermare che la casa del futuro — realizzata con tecnologie innovative — arriva dal passato. Lo spunto è quindi l’architettura vernacolare che già Goethe, in una lettera al botanico tedesco Alexander von Humboldt, riteneva utile anche per capire la grande architettura monumentale classica. Persino Frank Lloyd Wright nel 1910 sosteneva che l’edilizia popolare tradizionale costituiva la base di qualsiasi studio serio sull’arte e che la corretta riproposizione dei suoi principi basilari e delle sue forme legittimavano le architetture moderne. Con questa filosofia nasce Tecla, l’habitat stampato in 3D, il nome è metaforicamente ispirato alla città operosa — in continua evoluzione urbana — del romanzo di Calvino Le città invisibili.

«Tecla ha un aspetto innovativo che non nasconde l’antichissimo rapporto tra uomo e natura. Occorreva trovare una forma che permettesse alla terra, che quando è stampata è bagnata, di restare compatta per garantire opportuna resistenza meccanica. Per arrivare a questo disegno, che ricorda i cactus, c’è stato uno studio strutturale molto importante che ha portato alla riscoperta di un materiale antico visto con gli occhi di uomini modernispiega Cucinella —. Da lì è stato fatto un accurato lavoro per capire come rendere flessibile la forma della casa in funzione della latitudine per realizzare habitat che non abbiano bisogno di energia. Il disegno della struttura è il risultato di un’analisi climatica che permette di cambiare le forme dell’involucro in base al luogo e alle diverse temperature».

È sempre stato così, anche nella costruzione delle architetture popolari. A climi diversi hanno corrisposto modalità insediative differenti e in ogni luogo si potevano trovare tipi edilizi specifici e abitazioni con forma e tecniche costruttive coerenti con le risorse disponibili, spazi di mediazione climatica (il portico, il patio, la galleria) che producevano ambienti di vita e relazione confortevoli. Una delle grandi innovazioni a disposizione della tecnologia della stampa 3D, rispetto alle tecniche di costruzione tradizionali, è infatti la grande flessibilità della forma e le performance dell’involucro edilizio che, a seconda della latitudine, può essere “programmato” con parametri differenti in base al contesto climatico (umidità, ombreggiamento, ventilazione) e al luogo per cui è pensato. Il tempo di realizzazione di ogni singola unità è di circa 72 ore, la terra cruda è reperibile sul luogo di costruzione. Un materiale biodegradabile e riciclabile a chilometro zero che rende effettivamente la costruzione priva di qualsiasi forma di scarto con una riduzione dei rifiuti e delle emissioni prodotte. L’intero processo potrà essere realizzato e auto-prodotto.

Un modello da esportare nel mondo

«Quindi l’idea è che questa struttura “viaggi” e trovi nei luoghi le persone che — con un programma abbastanza semplicepossano disegnare il loro habitat sulla latitudine e poi la macchina li stampa. Questo potrebbe diventare un modello da esportare nel mondo perché è una casa a basso costo e altamente tech ma anche molto semplice. La tecnologia, se usata bene, può sicuramente essere di grande aiuto per abbattere i costi e i tempi di produzione di piccoli nuclei abitativi per chi ne ha più bisogno. Per persone che non hanno le risorse necessarie per potersi permettere una casa, oppure per ricostruire dopo le emergenze, come la realizzazione di centri d’accoglienza a seguito di terremoti — prosegue Cucinella lasciando trapelare un pizzico di soddisfazione e orgoglio —. Mi piace questa sperimentazione perché è un progetto innovativo realizzato con una cosa semplice come la terra che però dà molta dignità alle persone. Io credo che lo sforzo di ogni buon progettista (oltre a quello delle istituzioni) debba essere di aiutare i paesi in difficoltà senza perdere di vista il benessere e il decoro delle persone. Queste sono case vere, ecologiche e sane».

Tecla non è solo una sperimentazione ma un progetto concreto. A Massa Lombarda, Bologna, nel parco tecnologico di Wasp, la prima unità abitativa sta prendendo forma e verrà inaugurata entro ottobre. Il prototipo di 50 metri quadrati è composto di due elementi a cupola deformati che ospitano una zona giorno e una zona notte con bagno. I servizi, così come altri componenti di arredo, sono integrati nella struttura. Le pareti interne sono segnate da linee marcate, sono le linee di stampa, che danno agli ambienti un aspetto decorativo.

«Il colore della terra ovviamente è diverso in ogni posto del mondo e quindi le case avranno colori diversi a seconda del tipo di terreno e della profondità dello scavo — precisa il progettista —. Il grande “buco” sul soffitto, che noi chiamiamo “occhio”, si apre e — per l’effetto camino — permette l’espulsione degli odori e facilita la ventilazione. In alcune situazioni “l’occhio” potrebbe diventare anche molto più grande e trasformarsi in un giardino interno». Tecla non sarà solo un edificio isolato, è una prima porzione del masterplan più allargato in cui “altre Tecla” si possono aggregare di volta in volta ad altre unità abitative che possono essere scuole piuttosto che piccoli ospedali. Così da formare una smart community il più possibile indipendente e in grado di auto produrre acqua ed energia.

School of Sustainabily (SOS)

Nel suo studio di Bologna, Mario Cucinella mette a disposizione di giovani laureati la sua professionalità, guidandoli verso una progettazione sostenibile e consapevole, attraverso un Master post laurea. «Ogni anno abbiamo gruppi di 14/15 studenti che fanno con noi un percorso di un anno di formazione progettuale che gli permetterà di affrontare le sfide del domani dal punto di vista ambientale. Un percorso post accademia, che non è ancora professionale. L’abbiamo creato proprio per responsabilità sociale. Tecla è un progetto che esce da questa scuola».

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