Economica e bio, la casa per le emergenze firmata Cucinella sarà stampata in 3D

Pubblicato
27 Oct 2019

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Di Mariagrazia Barletta

Una casa sperimentale stampata in 3D che risponde al principio del «cradle to cradle». Un’architettura bioclimatica che scommette sull’inerzia termica e utilizza una materia antica, gratuita e reperibile pressoché ovunque: la terra. Un’abitazione biodegradabile, che ambisce, alla fine del suo ciclo di vita, ad azzerare la produzione di rifiuti. Sono questi i principi chiave di TECLA, un modello innovativo di habitat progettato da MC A – Mario Cucinella Architects e ingegnerizzato da WASP, azienda italiana del settore della stampa 3D, fondata da Massimo Moretti, che sviluppa processi di costruzione a basso costo e basati sui principi dell’economia circolare.

Il primo prototipo, che comprende un soggiorno e una camera da letto con servizi, è in fase di costruzione a Massa Lombarda, in provincia di Ravenna, presso la sede di WASP (World’s Advanced Saving Project).

«A differenza di altri prototipi presentati in questi ultimi anni, realizzati con le stampanti 3d, questo modulo non utilizza né materie sintetiche né materie speciali, ma semplicemente terra», racconta Mario Cucinella. «Inoltre, l’apporto tecnologico è solo sullo strumento e non sulla materia. E questo è secondo me un passaggio importante e innovativo perché permette di costruire questa casa ovunque». In altre parole, afferma: «Tutta l’innovazione sta nel pensiero e nella macchina che traduce l’idea con una materia povera». La materia può essere raccolta sul posto, ed è quindi gratuita, mentre la manodopera è quasi inesistente. «Il costosottolinea Cucinella – è quello di far girare elettricamente la macchina e nei luoghi in cui non c’è l’elettricità si adotta facilmente un sistema fotovoltaico, che poi si può anche riutilizzare». Dunque il sistema garantisce costi ridotti (sui quali l’architetto ancora non si sbilancia, trattandosi per ora di un prototipo. «Li stiamo valutando», riferisce).

La macchina produce pareti che non sono piene: tra l’intradosso e l’estradosso delle cupole vengono stampate delle superfici sinusoidali. Quindi la parete presenta all’interno dei vuoti. «Abbiamo realizzato dei test sul pacchetto parete. In particolare abbiamo condotto uno studio parametrico sull’infill per capire come questo può cambiare a seconda dei climi. Quindi laddove ci sia bisogno di una maggiore massa termica il periodo delle sinusoide all’interno della parete diventa più fitto», racconta Irene Giglio, international account manager dello studio MC A e project manager per TECLA. Dunque, una casa adattabile al clima, che «non ha bisogno di sistemi di condizionamento», per la quale, laddove le temperature sono più rigide, «bastano pochi kilowatt per scaldarla», assicura Cucinella.

La forma della casa può anche mutare in base alla cultura abitativa locale e va adattata alle caratteristiche mutevoli della terra da prelevare. Per il prototipo in costruzione, con il contributo dello studio Milan Ingegneria (che ha anche ottimizzato la geometria costruttiva verso la definizione di una struttura auto-portante) e dell’azienda Mapei, sono state testate le proprietà meccaniche del materiale, che mixa la terra locale con un additivo e con scarti della coltivazione del riso (lolla di riso). Nelle fasi di cantiere e post-costruzione, il prototipo – racconta ancora Irene Giglio – sarà sottoposto ad altre prove per garantire la qualità e la replicabilità del sistema. All’esterno sarà passato un silossano che garantirà la permeabilità al vapore della parete, pur proteggendola dal dilavamento.

Quanto alle possibili applicazioni, il pensiero di Cucinella va ai rifugiati e all’emergenza abitativa di Paesi come l’Africa, «dove al posto dei container potremo portare il meglio della tecnologia e della conoscenza umana. E sarebbe anche un atteggiamento etico diverso nei confronti dei temi dell’abitare». Cucinella si sofferma poi sul tema dell’emergenza post-sisma: «Pensando al post-terremoto, il vero tema – osserva l’architetto – è che, finita l’emergenza, queste case di terra ritornano alla terra senza lasciare segni come fanno le tradizionali casette prefabbricate, che non sono riciclabili. Noi vogliamo, invece, che la materia ritorni nel circuito ecologico del sistema del paesaggio, perché queste case di terra o si sciolgono piano piano perché non se ne prende più cura nessuno oppure, se vengono distrutte, rimane un cumulo di terra su cui nascono le piante. Quindi l’obiettivo è impiegare una materia che prendiamo dalla natura ma che poi restituiamo, senza produrre alcun rifiuto».

«Pensiamo al Belice, dove ci sono i resti di case di cinquanta anni fa», osserva ancora Cucinella che sottolinea anche quanto siano paradossalmente lunghi i tempi dell’emergenza post-sisma in Italia. «Con questo prototipo cerchiamo di dare una risposta creativa e tecnica – conclude – ad un problema che mi sembra ancora poco risolto», afferma l’architetto in riferimento all’emergenza abitativa che scaturisce dai terremoti più devastanti.

Quanto ai tempi di realizzazione, a sbilanciarsi è Irene Giglio: «Una volta che il metodo sarà testato e avremo capito quali sono i problemi a cui dare soluzione, ci aspettiamo – riferisce – di stampare il modulo all’incirca in un paio di settimane».

Un progetto di Mario Cucinella Architects e WASP

  • Mario Cucinella Architects: Progetto architettonico e project management
  • WASP: Ingegnerizzazione e costruzione attraverso stampa 3D

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Con il patrocinio di:

  • Comune di Massa Lombarda

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