Sostenibilità urbana, l’intervista all’architetto Mario Cucinella

Published
08 Aug 2022

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Da decenni urbanisti e architetti cercano la sostenibilità nelle nuove costruzioni, che esse siano complessi residenziali o industriali. Oggi con l’emergenza climatica questa intenzione deve diventare la norma. I giovani che vogliono intraprendere la strada dell’architettura come devono formarsi? Lo abbiamo chiesto ad un esperto: Mario Cucinella.

Quando il suo studio seleziona un giovane laureato in Architettura quali sono le competenze e attitudini che non possono mancare?

La selezione viene fatta sulla base del lavoro che si svolge e della richiesta di progettazione, ma il punto più importante riguarda le competenze e le attitudini. Soprattutto nei giovani la cosa più importante non è solo la competenza, che nel nostro specifico riguarda l’uso degli strumenti digitali, ma soprattutto l’attitudine a lavorare in gruppo. La modalità con cui una persona si relaziona all’interno dello studio, la curiosità e la capacità di voler imparare. Quell’energia dal nostro punto di vista è una delle attitudini più importanti che un ragazzo non può non avere.

 

Secondo lei i corsi universitari sono efficienti riguardo la formazione di un futuro architetto o vanno in qualche modo aggiornati dando spazio ad esperienza di lavoro diretto?

I corsi universitari costituiscono una prima parte di un percorso per un lavoro come questo. Finita l’università è necessario andare avanti forse con un master, anche di un anno, su una competenza specifica, perché nei grandi studi è bene che un ragazzo abbia una formazione olistica, cioè una visione più generale, ma è importante che si formi su argomenti di cui suo interesse; che può essere una formazione di tipo digitale come la conoscenza di strumenti come grasshopper o bim o strumenti che gli permettono di entrare già con un primo gradino di competenze. E poi devono costruirsi un percorso formativo. Alla luce dei tanti anni di esperienza io credo che un giovane laureato debba farsi un percorso di una decina d’anni, anche rubando dagli architetti bravi, magari viaggiando in Paesi diversi, in questo periodo di tempo uno si costruisce non solo una competenza ma anche una visione della complessità di questo difficile mestiere.

 

Qual è stato il suo percorso di formazione e professionale?

Io ho studiato architettura a Genova, però durante le estati lavoravo negli studi a costruire la mia esperienza perché per me non era sufficiente l’università. Capivo che c’era già uno scollamento tra il mondo accademico e quello della professione. Ho lavorato nello studio dell’architetto Renzo Piano per tanti anni perché forse era il luogo dove avrei potuto imparare di più, più velocemente e con un altissimo livello di qualità. Quello che ho imparato è che in questa professione, oltre al talento, si impara anche, cioè si deve imparare a governare dei processi complessi come quelli dell’architettura.

 

In che modo il mondo dell’architettura e delle professioni ad essa collegate possono dare un contributo in termini di sostenibilità al futuro delle persone e del pianeta? 

L’ambito dell’architettura, che poi è il mondo costruito, rappresenta il 40%, in alcuni posti anche il 50%, dell’energia consumata, e più del 35-40% delle emissioni di CO2. Quindi è evidente che questo mondo, che è molto vario e ampio, in Paesi diversi, ha una responsabilità sul futuro del pianeta. Soprattutto in termini di sostenibilità. Le giovani generazioni che stanno affrontando questo tema devono essere consapevoli della responsabilità che si assumono nel costruire. C’è tutto un tema, e qui ritorno al tema della formazione, su questo nuovo modo di fare architettura. Essere attenti ad esempio ai materiali. Un architetto che si forma sullo studio di materiali naturali o sullo studio di materiali innovativi ha una competenza molto importante. Quindi materie, metodi costruttivi e mondo digitale: sono le tre caratteristiche che permetteranno a questo mestiere di diventare meno aggressivo nei confronti del pianeta.

 

Un consiglio per le future matricole? 

Fare il percorso formativo con grande attenzione e curiosità, ma soprattutto di farlo nei tempi giusti. Ricordo che in molti Paesi gli studenti di architettura finiscono a 22/23 anni. Quando hanno fatto 7-8 anni di esperienza lavorativa a 30 anni sono già pronti per affrontare il mercato, pronti per i concorsi, sono già nel mondo del lavoro e dei talenti. Quindi consiglio di studiare il necessario all’interno dell’Università e poi di partire ad imparare questo mestiere nei luoghi dove questo mestiere si fa. Purtroppo, in Italia è un po’ più difficile perché è un mercato più lento, con problemi normativi e burocratici, dove si deve imparare anche quel mondo lì, però per un giovane architetto la cosa più importante da fare è farsi un giro per il mondo e andare a vedere l’architettura. Soprattutto quella dei grandi maestri o l’architettura del passato perché questa materia bisogna viverla, andarla a vedere, la luce che ha una struttura, quali sono i materiali ecc. Andare a vedere anche le varie sfaccettature di questo mestiere: ci sono architetti che lavorano più sugli interni, chi più sul paesaggio, chi lavora più sulla tecnologia o chi è più attento ai temi dell’ambiente. Lanciatevi nel mondo della curiosità in modo che possiate costruirvi l’esperienza adatta per poi lavorare da soli.

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