Imparare dalla natura per costruire il futuro. A Matera con Mario Cucinella

Pubblicato
21 Jan 2020

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Redazione Centodieci

Per Mario Cucinella Matera è una straordinaria fonte di ispirazione. «In questa data un po’ mitica del 2020, uno degli obiettivi che ci eravamo posti era raggiungere goal importanti sul tema ecologico» esordisce. «Volevamo de-carbonizzare, vivere nelle nostre città riducendo in maniera significativa le emissioni di CO2 e i consumi energetici». Tutto questo ci porta oggi a fare delle riflessioni su quello che saranno i prossimi anni, i prossimi decenni. Il punto, dunque, è: come facciamo a costruire con meno energia? Una domanda piuttosto complicata, visto che negli ultimi 250 anni questo tema non è stato davvero un problema nell’agenda politica dei paesi. Abbiamo costruito, consumato e vissuto, nei secoli seguiti alla rivoluzione industriale, pensando che l’energia fosse una fonte inesauribile.

Mario Cucinella – architetto, designer e accademico italiano, particolarmente noto per la sua ricerca nei confronti della sostenibilità ambientale degli edifici – accompagna Centodieci a Matera, nei consueti appuntamenti per il ciclo RiVedere Matera, immaginato insieme al Comune di Matera per la Città capitale europea della cultura 2019. Il nostro rapporto con l’ambiente, secondo Cucinella, è stato filtrato in questi ultimi secoli da un meraviglioso sogno, perseguito con grande determinazione, quello di affidarci alle macchine. Il risultato è che oggi abbiamo spezzato un ponte durato migliaia di anni, quello con la natura. Per quanto difficile, o complicata, la relazione con la natura costituiva l’unica risorsa che gli uomini avevano. «Ora che abbiamo bisogno di costruire edifici che non consumino energia e di vivere in città dove non si produce emissione di CO2, dobbiamo guardare al futuro, guardando indietro. Se guardiamo troppo avanti, rischiamo di perdere il filo del nostro viaggio. Dobbiamo ricostruire un ponte con la nostra storia, che la modernità ha in qualche modo interrotto».

La complicità con la natura era una forma di conoscenza del nostro passato che abbiamo perduto, certi che la tecnologia avrebbe coperto i nostri bisogni.

Il passato può forse insegnarci nuovamente la conoscenza del rapporto profondo di complicità che esiste tra gli edifici e l’ambiente circostante. Ricostruire questo ponte vuol dire, oggi, reinventare il modo di concepire e progettare. Matera è in questo senso emblematica, per Cucinella. Lo sguardo che vedeva i Sassi di Matera con un filtro deformante. «Matera era una vergogna perché rappresentava una cultura arcaica e contadina, e noi allora volevamo diventare operai industriali: volevamo entrare in un’altra era».

Ricostruire questo ponte con il passato, invece, è oggi essenziale a capire come sia stato possibile, per tutti questi secoli, ad avere un rapporto di complicità con l’ambiente. Da Matera può idealmente partire un grande viaggio che consenta di ripercorrere questa lunga storia. «Il rione Sassi infatti rappresenta un complesso sistema di bio-architettura basato su processi di riciclo e assenza di consumi. La roccia permette a queste strutture di avere un microclima che risente pochissimo degli sbalzi termici esterni. In più, un sistema evolutissimo di canali di scolo e cisterne per la raccolta e la conservazione delle acque meteoriche.» Esempi simili ci sono in tante zone del mondo, un viaggio che ci porta in Cina, nel deserto ma anche in Islanda.

Ma dove ci porta questo viaggio? Da Matera sembra che ci conduca verso il passato. «In realtà, ci sospinge a farne un enorme serbatoio di ispirazione per i nostri obiettivi dell’oggi, a guardare avanti e immaginare nuove modalità per il futuro, a ripensare il rapporto tra edificio e ambiente e quindi elaborare strategie per rendere davvero sostenibile il nostro mondo urbano nei prossimi decenni» conclude Cucinella. L’obiettivo diventa oggi trarre ispirazione dalla profonda complicità che il costruito e la natura hanno avuto nel tempo per creare edifici “intelligenti” – tramite il ricorso, ad esempio, a materiali “intelligenti” e al loro sapiente assemblaggio e utilizzo – in grado di comprendere il contesto in cui sono collocati e di re-instaurare l’antica e profondissima complicità, oggi purtroppo perduta, tra uomo e natura.

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