E se ci fosse una legge per l’architettura?

Pubblicato
28 Nov 2018

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Testo tratto dall’articolo a più voci “E se ci fosse una legge per l’architettura?” di Valentina Silvestrini

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A Tutela dell’architettura, non degli architetti.

È strano che un Paese che ha la più straordinaria storia dell’architettura stia ancora discutendo, dopo anni, del ruolo importante di questa disciplina nella cultura nazionale. Credo che questo sia il sintomo del fatto che alla politica dell’architettura non interessi, con la conseguenza che si ragiona, ancora, sui concorsi, sulle modalità con cui farli, sull’opportunità di farli… Non si vuole creare un meccanismo per rendere l’architettura un tema fondamentale di rappresentazione del Paese. Questo è un elemento al di là della legge, che non deve essere a tutela degli architetti, ma a tutela dell’architettura: sono due cose diverse. L’architettura rappresenta un’economia e, soprattutto, il desiderio di una nazione di migliorarsi. Il fatto che lo Stato lo faccia attraverso una legge mi sembra importante. Bisognerebbe lavorare su due fonti: il primo è una profonda riforma della professione, perché gli architetti devono essere anche credibili, la loro deve essere una professione degna di grande rispetto agli occhi del Paese; la seconda è evitare di svendere l’architettura con un sistema tariffario. Una riforma deve inoltre stabilire il fatto che un architetto è un autore, quindi non si può distruggere una sua opera perché ci mettono le mani tanti altri soggetti. Lo stato dovrebbe essere il primo a difendere l’architetto: altrimenti, perché dovrebbe farlo un qualsiasi committente? Un Paese che pensa che l’architettura non sia socialmente utile, non so di cosa voglia parlare.

Mario Cucinella

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