Fare Scuola tra Ricostruzione, Innovazione e Comunità

Pubblicato
24 Oct 2018

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Estratto dell’intervento dell’architetto Mario Cucinella durante il Convegno “Fare Scuola tra ricostruzione e innovazione didattica” di Mirandola (Mo).

«Io dico sempre che progettare è voce del verbo amare. In questi anni si è ricostruito, si è progettato, ma soprattutto si è dato vita ad un grande gesto di generosità, un gesto d’amore nei confronti del territorio. In particolare, progettare le scuole è ancora più importante, perché è un’azione di responsabilità: ricostruire i luoghi dell’istruzione per restituire ai nostri ragazzi la normalità è un’azione potente e progettare bene le scuole è essenziale.

Costruire le scuole con un buon design, dando rilievo alla luce naturale e avendo particolare attenzione ai dettagli qualitativi degli edifici, influenza la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento. È appurato che si impara meglio nelle scuole dove il design è importante e dove ci sono delle condizioni di comfort ideale. L’Italia è un paese che ha creato modelli pedagogici tra più importanti: penso alla Montessori o a Malaguzzi. Abbiamo dentro di noi questa grande radice legata al tema dell’educazione e al tema dell’architettura in cui il rapporto con lo spazio entra in sinergia con la parte educativa. Negli ultimi 50 anni, però, non è cambiato molto nel sistema dell’impianto scolastico, questo ci fa capire come dal 1916 al 2016 sia rimasto tutto invariato.

Siamo un paese che ha costruito la bellezza, ce lo riconoscono tutti. In occasione della ricostruzione è stato rimesso in gioco il rapporto tra la pedagogia e lo spazio. Si sono costruite delle belle scuole, forse anche meglio di quelle precedenti. Non è più il com’era e dov’era, ma è il com’era e come sarà e noi, dobbiamo pensare alla ricostruzione come un miglioramento del nostro territorio. L’architettura su cui dovremmo investire di più è un viaggio nel tempo. Le scuole lasciano dentro ognuno di noi una memoria importante. Io ancora ho il ricordo del mio asilo nido, oltretutto progettato da un grande architetto ma questo l’ho scoperto solo 50 anni dopo! Quindi vuol dire che gli edifici viaggiano nella nostra memoria e siccome sono parte della nostra storia personale, è importante che siano belli e fatti bene. Al di là della pedagogia, anche l’architettura è una prima forma di educazione.

Il patrimonio dell’Emilia è un patrimonio importante di esperienze di costruzione, ma soprattutto di partecipazione.
L’ascolto diretto dei ragazzi è una parte fondamentale del nostro lavoro di architetti. Vanno ascoltati perché se prestiamo attenzione capiamo la scuola che vogliono, d’altronde noi le facciamo e le progettiamo per loro, che dovranno affrontare in futuro delle sfide molto importanti.

Le sfide che avete davanti, e parlo ai più giovani, sono le sfide ambientali dei prossimi 20 anni, sono sfide sociali e sfide dell’integrazione. Parlare di futuro nelle scuole vuol dire parlare dei temi ecologici ed ambientali e qui in Emilia, è stato fatto uno sforzo enorme a riguardo.
È necessario preparare i ragazzi. È vero che è importante tutta la pedagogia, però, io faccio l’architetto e quindi difendo il nostro lavoro, lo spazio determina e influenza le condizioni delle persone. Voi l’avete vissuto, appena lo spazio è crollato, uno si perde, perché non c’è più la chiesa, perché non c’è più la scuola, perché la casa non c’è più. Lo spazio influenza in maniera molto importante la vita quotidiana. Ricostruire le scuole e ritornare alla normalità significa evitare quell’interruzione. Però dobbiamo costruire meglio di prima. Che cosa posso dirvi di più se non che dobbiamo immaginare questo futuro in cui la bellezza ritorna ad essere uno degli elementi determinanti della nostra cultura? L’architettura è stata un esempio straordinario di questi territori, che noi viviamo nella normalità. Gli stranieri vengono in Italia (Tutta) e guardano la nostra bellezza come un fatto eccezionale. Noi la viviamo quotidianamente e quindi, dobbiamo ritornare a questa idea che costruire è un atto di generosità nei confronti del territorio e nei confronti delle persone. La bellezza è contagiosa e questa è una bella cosa».

29 maggio 2017

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