Gli stadi sono occasione di rilancio, inutile accanirsi su strutture obsolete

Pubblicato
16 Jul 2020

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Un ruolo non solo sportivo ma commerciale, d’incontro e di attività collaterali […]

Di Mario Cucinella

La riflessione sugli stadi parte alla luce delle recenti iniziative di Milano, Bologna e Firenze. La questione del ruolo che queste architetture hanno nelle città e delle trasformazioni nel tessuto urbano che esse comportano, sono al centro di un dibattito pubblico. Ma la questione ha due aspetti da prendere in considerazione: uno relativo al funzionamento e all’architettura e l’altro al rapporto degli stadi con la città e il quartiere.

[…] È diventato sempre più chiaro, anche prendendo spunto da ciò che accade in altri paesi, come lo stadio sia stato l’occasione di rilanciare il ruolo non solo sportivo ma anche commerciale, d’incontro e di attività collaterali diventate sempre più importanti nella città contemporanea. Del resto l’investimento è importante e un uso ibrido è diventato essenziale.

[…]Penso alla trasformazione di Milano con la creazione di un grande polo sportivo commerciale e culturale che cambierà in maniera significativa l’area di San Siro dove già si sono attivate iniziative residenziali e di trasformazione urbana. Lo stadio è una destinazione primaria, è il luogo di grandi gioie e sofferenze, e l’attaccamento dei tifosi, che poi sono anche dei cittadini, è importante. E l’immagine delle nuove architetture è un segnale di contemporaneità, di cambiamento del tempo, del nostro tempo. Per questo l’accanimento sulle strutture esistenti, al di là del valore storico che resta un patrimonio, non è comprensibile.

Per rifare uno stadio moderno all’interno di strutture vetuste bisogna praticamente demolire tutto, abbassare il campo, portare le tribune e le curve più vicino al campo, utilizzare enormi risorse perle strutture di copertura che alla fine stravolgono il significato stesso di quegli edifici che, se tutelati, devono essere tutelati nella loro integrità e non solo per un aspetto estetico che sarà comunque compromesso nelle sue proporzioni e nel linguaggio. Perché allora non rilanciare, come succede in molte città, un tema di rigenerazione urbana di un’intera area? Tema di cui si parla tanto ma che non si riesce bene a inquadrare perché non è operazione cosi semplice? La questione del consumo di suolo è sacrosanta però non può diventare un alibi e non sarà certo difficile scambiare aree permeabili per costruire un nuovo stadio. E penso naturalmente a Bologna dove la città sta cercando attraverso processi condivisibili e condivisi di rilanciarsi con alcune infrastrutture importanti come il rafforzamento del passante della tangenziale la nuova fiera e il tram che connetterà parti di città importanti con le piste ciclabili.

Anche le politiche di riuso degli edifici pubblici sono state delle grandi occasioni. Allora non si capisce perché l’area a nord della città dove già insistono importanti cambiamenti, il Polo Tecnologico, la Centrale Meteo europea, non possa vedere la nascita di un nuovo stadio in relazione con il polo fieristico che è anch’esso invia di trasformazione con il nuovo palazzetto Virtus. Quella vocazione è lì pronta con infrastrutture già funzionanti e andrebbe a creare un nuovo polo sportivo dentro un parco urbano di cui Bologna ha bisogno. È un punto importante per il futuro della città e per un investimento pubblico dove il come gioca una partita importante e che dovrebbe essere oggetto di un concorso prima di un masterplan e poi di un progetto innovativo sullo stadio. Questo per il bene della città e della sua meravigliosa squadra.

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