Il futuro delle città si costruisce con ascolto e dialogo

Pubblicato
04 Sept 2018

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Di Franco Antola

Mario Cucinella, chiamato al Festival della Mente per parlare di architettura e territori, con particolare attenzione ai temi […] è convinto che il lavoro dei progettisti abbia uno spiccato ruolo politico, inteso come vera e propria responsabilità sociale, che deriva anche dalla necessità di preservare le peculiarità del territorio e la sua memoria. Per questo, dice, bisogna indagare, conoscere e dialogare con chi abita e ricorda. […]

Lei parla di Architettura come strumento di rilancio del territorio. Crede che per un ruolo del genere ci siano le giuste sensibilità nei vostri interlocutori, pubblici e privati?
Facendo questo lavoro riesco a cogliere quello che sta succedendo in giro. Sono dell’idea che questo Paese non abbia investito abbastanza nell’architettura di qualità, affaticato da anni di disattenzione. Negli ultimi decenni non è stata una priorità. Qualcosa però sta cambiando, negli ultimi anni anche nel mondo privato, quello più speculativo, ha dimostrato una maggiore sensibilità, basta guardare a Milano. Se si decide di costruire, è sempre meglio investire nel bello che fare cose brutte.

Oggi si dice che, anche per rimettere in moto l’economia, prima di costruire occorrerebbe risanare l’esistente. E’ questa la ricetta?
Sul tema del riuso va detto che non tutto merita di essere conservato, molte sono le cose da demolire. Non vorrei che il riuso diventasse una scusa per non fare quello che serve. Ci vuole equilibrio, perché se tengo tutto quello che ho e non uso si crea un danno. Il tema è stato oggetto di un grosso dibattito poi, come spesso succede in Italia, si sono fatte grandi chiacchere e pochi fatti.

Sarzana sta disegnando la sua crescita con il nuovo Puc, coinvolgendo architetti importanti come Stefano Boeri e Massimo Giuliani. Cosa può suggerire?
Al di là dell’idea di chiamare nomi più o meno importanti, credo sia fondamentale il dialogo e la partecipazione, non tanto per il consenso quanto per aprire una discussione pubblica sul futuro della città. Al di là dei progetti, qui ognuno ha le sue visioni, sarebbe bello confrontarsi con la comunità per capire quali siano i suoi desideri, le sue aspirazioni. Poi spetta ad architetti e politica interpretarli, ma queste voci vanno ascoltate. Il rischio, altrimenti, è fare cose lontane dalle visioni della gente, da cui poi contrasti e polemiche.

A Sarzana da mesi tiene banco il problema della sicurezza di una scuola. Cosa si dovrebbe fare di un edificio senza i requisiti di legge?
In generale posso dire che l’adeguamento anti sismico non è un ‘operazione di ieri, le leggi le abbiamo dal ’78. Il terremoto non è una fatalità, è una cosa che sappiamo che viene. Qui non c’è da discutere: una scuola che non è antisismica non si apre. Punto. Poi si tratta di capire se è meglio adeguare l’edificio o tirarlo giù, occorre valutare fra costi e benefici.

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