One Airport Square: l’ingegnerizzazione di un progetto complesso

Pubblicato
12 Dec 2018

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Articolo di Fabrizio Aimar

One Airport Square si presenta come una sfida costruttiva che racchiude globale e locale insieme.

A livello costruttivo One Airport Square, progettato da Mario Cucinella Architects ad Accra, in Ghana, è stato un cantiere molto complesso. L’edificio non era semplice. L’aver voluto questi piani a sbalzo e tale struttura, non regolare, nacque da due considerazioni: nella prima, gli sbalzi producono un effetto ombreggiante a tutti i piani, quindi l’edificio ha una riduzione della domanda energetica e dell’irraggiamento solare. Infatti, è tipico di quelle zone avere il sole molto verticale per tutto l’arco della giornata. L’altro, è quello di costruire questa rete esterna, una struttura portante che diventa anche estetica dello stesso.

«L’aspetto iniziale della storia di questo progetto», asserisce Mario Cucinella […]«fu quello di compiere uno sforzo progettuale, o comunque architettonico, per dimostrare che quell’edificio appartenesse a quel luogo. Ad Accra non esiste un modello di riferimento, se non quello dell’edificio occidentale classico, a vetri blu, rosa o argento, che non ha nulla a che vedere con la cultura, ma anche con il contesto climatico. Quindi, la riflessione di fondo si basò su cosa poter fare per realizzare un edificio che, in qualche modo, rappresentasse una sensibilità, un’empatia con i luoghi, anche di natura estetica, ma soprattutto di relazione con il proprio contesto climatico.

L’edificio possiede questa trama, al contempo data da un tronco di palma, albero molto presente da queste parti e le cui losanghe, in realtà, rappresentano un po’ gli intrecci delle sue foglie, e dall’altra, dall’architettura tradizionale delle capanne di terra che si edificano nelle campagne. In esse, c’è un disegno di elementi che rispondono ad una domanda contraria a quella della forma tonda e plastica in genere, ma che rimanda al tema della geometria, così come nel “kente”, un tessuto locale, che ha come trama quella dei triangoli mutevoli. Quindi, l’idea era di realizzare un edificio in cui i ghanesi riconoscessero qualcosa della loro cultura, un antidoto contro l’internazionalizzazione costante in tutte le parti del Mondo».

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Politecnica – Ingegneria e Architettura ha seguito la supervisione generale dei lavori. «La struttura è interamente realizzata in conglomerato cementizio armato, gettato in opera. Per quanto concerne la tipologia strutturale, il complesso non è inquadrabile in una comune classificazione (telai strutturali, strutture a pareti accoppiate o disaccoppiate, ecc), in quanto dotato, su tutto il perimetro, di una struttura esterna composta da aste, una sorta di reticolare spaziale che conferisce una notevole rigidezza in direzione orizzontale. Tale struttura, anche solo per il sostegno dei carichi verticali, istituisce un particolare rapporto in termini di scambio delle forze con i nuclei ascensori, i quali, diversamente dalle tipologie comuni, svolgono un ruolo di riequilibrio delle forze tra i vari interpiani. Tali scambi di forze avvengono proprio attraverso gli orizzontamenti, che, diversamente dai comuni impalcati, oltre ad offrire il sostegno ai carichi di piano, giocano un ruolo attivo nell’equilibrio globale. In termini di azioni orizzontali si è proceduto secondo la strategia di una loro drastica riduzione, mediante il disaccoppiamento dinamico per mezzo di dispositivi di isolamento».

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