“No al bla bla dell’architettura ecologista”. Parla Mario Cucinella, l’archistar che partecipa alla Cop26

Pubblicato
02 Nov 2021

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Mario Cucinella è presente con il progetto “Tecla” alla Cop26 di Glasgow.  “Non esiste l’architetto ecologista. Ma si può costruire meglio. Le scuole prefabbricate? Il problema sono i bandi. Draghi? Un ingegnere da non trasformare in statua”

Di Carmelo Caruso

A Glasgow, alla Cop26, anche gli architetti andranno a fare del “bla, bla, bla”? “Io ci porterò “Tecla”, un progetto di abitazione che nasce in risposta a un certo bla bla bla. La verità è che non esiste l’architetto ecologista. E’ solo un gioco di parole e di marketing. Costruire è sempre trasformare. Dovremmo rinunciare a edificare scuole, ospedali? Io non ci rinuncio”. Cos’è “Tecla”? “Una casa costruita intorno allo ‘zero’. Mi sono chiesto: qual è il materiale zero per eccellenza? E mi sono risposto che è la terra”. Insieme a Mario Draghi, in rappresentanza dell’Italia, ci sarai dunque anche tu? “Non solo io. Ci saranno i ragazzi di Wasp, italiani che operano nella stampa in 3D e che hanno reso possibile questa idea. Terra e stampanti tridimensionali. Quanto di più essenziale con quanto di più moderno”.

Tra i diciassette progetti di edilizia sostenibile selezionati da Cop26 c’è infatti la casa circolare, assemblata con l’argilla e modellata con le stampanti 3D, di Mario Cucinella, l’allievo di Renzo Piano, l’architetto che non fa il verso all’architetto. Non ce l’ha con i suoi colleghi, preferisce il legno ma non vuole cancellare l’età dell’acciaio. E’ vero che siete voi architetti i nichilisti del nostro secolo? “Io non sono pessimista e non demonizzo l’architettura. Mi domando invece dove e come costruire, ma non teorizzo la fine dell’edificio che fa parte della cultura dell’uomo. Non si smetterà di costruire. Speriamo si costruisca meglio”.

A Roma, al G20, che tipo di accordo si è costruito? “Mi sembra un accordo galleggiante. La partita non si gioca in Europa ma in Cina e in India. Il problema delle emissioni è che esistono ma non si vedono. Sono tonnellate ma senza peso. Mi piacerebbe, in futuro, un G20 che sia davvero fatto da chi di anni ne ha venti e non da leader che nel 2050 non saranno più leader”. E questa idea lanciata da Draghi di avere delle scuole “modulo”, prefabbricate, e di chiederle ai grandi architetti, ti piace? “Mi piace che abbia citato gli architetti. Ma la parola “modulo” mi spaventa. Preferirei che prima di modulo si parlasse di modello. Ho scritto un libro che si chiama “Architettura dell’educazione” (Maggioli) e l’ho scritto come manuale destinato a tutti quei dirigenti dei piccoli comuni, i cosiddetti Rup. Solo per dire che il vero problema non è quali architetti disegnano le scuole ma chi le mette a gara, chi bandisce i concorsi. C’è uno tsunami di denaro, quello del Pnrr, che sta atterrando in un sistema complesso e difficile”. Draghi si merita la laurea in architettura, ad honorem? “Più che un architetto mi sembra un ingegnere. Un “ingegnere drago” che riesce a tenere a bada la politica più incompetente di sempre”. Al Quirinale sarebbe una “Tecla”? “Sarebbe una statua. A Palazzo Chigi somiglia invece al narratore che incanta i bambini. Perché interrompere questa fiaba?”.

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