Progettare l’ambiente ospedaliero

Pubblicato
28 Aug 2018

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Articolo di Giuseppe La Franca

Il progetto del nuovo Polo Chirurgico e dell’Urgenza dell’Irccs Ospedale San Raffaele è stata l’occasione per sviluppare soluzioni architettoniche, costruttive e tecnologiche innovative per l’edilizia sanitaria.

Marco Dell’Agli, Senior architect di MCA, si è occupato direttamente di tutte le fasi della progettazione:
[…]
«La costruzione del nuovo edificio è iniziata nel settembre 2017 e si protrarrà per 30 mesi, fino a marzo 2020, durante i quali ci occuperemo della direzione artistica del cantiere».
[…]
«L’area d’intervento è stata definita dal committente, che ha voluto valorizzare la posizione strategica dell’ex centrale di cogenerazione – baricentrica rispetto agli altri volumi dell’ospedale – per insediare funzioni di elevata importanza quali l’area dell’emergenza-urgenza, il nuovo blocco chirurgico e le relative degenze ad alta intensità di cure e ordinarie, più i reparti di supporto e servizio.
Questa scelta ha comportato lo studio di soluzioni atte a facilitare l’accesso e lo spostamento da e verso il resto dell’ospedale, creando: un collegamento interrato con il corridoio ipogeo, che distribuisce il complesso edificato esistente; due accessi diretti dall’esterno, di cui uno dal percorso riservato alle ambulanze; ulteriori corridoi sopraelevati che mettono in comunicazione i nuovi reparti di degenza chirurgica con quelli esistenti.
L’inserimento di un nuovo volume in un contesto complesso, articolato e poco omogeneo come quello del San Raffaele ci ha spinto a concepire un edificio che, nonostante la propria chiara riconoscibilità, contribuisse a semplificare la percezione dell’insieme. Abbiamo perciò puntato sia su forme semplici e pure, capaci sia di identificare l’intervento, sia di conferire una certa leggerezza alla sua immagine architettonica e al suo impatto visivo».

 

Una torre in trasparenza

 
Quali aspetti architettonici caratterizzano il progetto del nuovo Polo Chirurgico e dell’Emergenza-urgenza?
«Dal punto di vista spazio-funzionale, i livelli interrati e fuori terra della piastra sono eminentemente dedicati ai locali tecnici e operativi, direttamente collegati con le aree di servizio del resto dell’ospedale, e alle attività diagnostico-terapeutiche a maggiore intensità di cure – Blocco operatorio e Pronto Soccorso – sopra le quali si trova la Terapia intensiva.
Sebbene il nuovo polo si elevi solo per 8 livelli, dal punto di vista tipologico la sua parte fuori terra è concepita come un edificio alto, perciò con un nucleo centrale destinato agli locali di supporto e servizio, ai nodi della circolazione verticale e agli impianti, attorno al quale si sviluppano gli ambienti abitati (degenze, soggiorni, attese, studi medici) distribuiti da un anello connettivo continuo.
Questa soluzione ci ha permesso di distribuire le funzioni principali lungo il perimetro dell’edificio, offrendo a tutte le camere di degenza uno spazio di mediazione fra esterno e interno, a disposizione dei pazienti. La presenza della chiostrina interna a tutta altezza permette inoltre il riscontro diretto di luce e aria agli spazi del personale, posti nella fascia interna.
Per quanto attiene la parte architettonica, nonostante l’edificio appaia molto trasparente, in realtà le superfici vetrate corrispondono a circa il 60% dello sviluppo areale delle facciate. Per alleggerire il disegno dell’involucro edilizio abbiamo voluto sperimentare una soluzione innovativa nella concezione delle facciate, separando nettamente le superfici opache da quelle trasparenti anche dal punto di vista dell’uso, mediante un disegno a fasce verticali alternate.
Nei piani destinati alle degenze le finestre sono previste sulle fasce opache e sono anch’esse cieche, caratterizzate da uno spessore simile a quello delle murature ma in grado di garantire – quando necessario e nonostante la presenza di impianti di ricircolo dell’aria – i requisiti normativi di areazione.
L’ingresso della luce naturale è invece affidato alle fasce verticali trasparenti, realizzate con un sistema di facciata a cellule non apribili e dotate di vetri a tutta altezza, da pavimento a soffitto, con leggere serigrafie nelle parti alte e basse per garantire la privacy e permettere comunque la visione dell’esterno.
In entrambi i casi, i fronti esterni sono rivestiti con pannelli di vetro, opacizzato o trasparente a seconda delle rispettive fasce, e sono schermate da un sistema di lamelle frangisole verticali, realizzate in ceramica fotocatalitica – materiale in grado di abbattere la concentrazione degli inquinanti atmosferici. Le lamelle sono curvate sulla sommità dell’edificio per nascondere l’area impiantistica situata sulla copertura».

 

Sostenibilità a tutto tondo

 
Secondo quali indirizzi sono stati declinati i temi della sostenibilità e dell’umanizzazione?
«Per quanto riguarda la sostenibilità il progetto si è giovato di una situazione già molto positiva. L’energia è fornita all’intero complesso ospedaliero da una centrale di trigenerazione remota, perciò la nostra attenzione è stata rivolta al contenimento delle dispersioni termiche attraverso l’involucro e dei consumi per l’illuminazione artificiale.
Abbiamo previsto un involucro edilizio estremamente performante dal punto di vista termico, in grado sia di schermare gli ambienti dall’eccessivo irraggiamento solare estivo, sia di far penetrare il più possibile la luce naturale specie nelle camere, nei soggiorni e negli studi medici.
Nelle aree collettive e di degenza la climatizzazione è affidata a pavimenti radianti e a travi a induzione a soffitto, che restituiranno condizioni ideali di comfort ideali per le attività ospedaliere. L’abbondanza dell’illuminazione naturale e il corretto dimensionamento degli spazi sono stati altri aspetti fondamentali dello sviluppo del progetto.
È il caso, per esempio, dell’ampiezza e della posizione dei soggiorni nelle degenze, posti in corrispondenza degli spigoli del volume costruito e simbolicamente protesi verso l’esterno, come anche della presenza del verde sulle coperture e nelle aree connettive, per ingentilire l’immagine spesso impersonale di questi spazi.
Al di là degli aspetti energetici, ci ha guidato un’idea di sostenibilità strettamente legata alla qualità dello spazio ospedaliero e, di conseguenza, alla sua umanizzazione intesa come ricerca della qualità estetica degli ambienti abitati, quale strumento per coadiuvare il percorso di guarigione.
Questo indirizzo si è tradotto in una serie di scelte progettuali mirate a creare spazi dall’immagine quanto più possibile de-ospedalizzata, ovvero molto più vicina alle soluzioni di interior design che caratterizzano le strutture alberghiere, specie nell’attenzione posta ad assicurare sempre il massimo comfort alle persone.
Per esempio, nella selezione delle rivestimenti interni abbiamo privilegiato l’impiego di materiali dall’immagine domestica, caratterizzati dai requisiti di pulizia e igiene equiparabili a quelli dei materiali plastici più diffusi, evitando spigoli vivi e la presenza di sporgenze lungo le pareti, nei corridoi come nelle camere.
All’ingresso di ogni camera un lavamani è a disposizione del personale, le travi testaletto sono equipaggiate sia con apparecchi illuminotecnici a luce diffusa, orientata verso l’alto… Si tratta di una serie di piccoli accorgimenti che, sebbene non modifichino radicalmente un progetto, possono rendere più confortevole il periodo di degenza e, anche, più funzionale lo svolgimento delle attività quotidiane dell’ospedale».

 

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