Serve un piano-ristrutturazioni, partiamo dal censimento tecnico

Pubblicato
19 Jun 2020

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Intervista a Mario Cucinella, l’architetto specializzato sul tema sostenibilità: «È l’occasione per un intervento organico a tutela dell’ambiente»

«Gli edifici antichi sono un patrimonio. Gli edifici vecchi, costruiti a partire dagli anni Cinquanta, sono un problema». Classe 1960, laurea a Genova e gavetta nello studio di Renzo Piano, Mario Cucinella conosce bene Genova e la Liguria. Due anni fa, alla Biennale di Venezia, ha organizzato il Padiglione Italia, e in quell’occasione ha richiamato l’attenzione della politica sulla necessità di un piano di manutenzione. Oggi torna sul tema. «Il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo dati per il 2030, di abbattere le emissioni di gas serra, deve partire dall’inquinamento delle case». Tre anni fa, uno studio del Politecnico di Milano su cinque città – Milano, Genova, Firenze, Parma e Perugia – rivelava che gli impianti di riscaldamento contribuiscono in media per il 64% alle emissioni di CO2, contro il 10% derivante dal traffico e il 26% dall’industria. Il quadro è immutato. Anzi, dice Cucinella, «la crisi del Covid-19 ci ha messi di fronte alla povertà edilizia di tante delle nostre case: muri che non traspirano, muffe, serramenti che non tengono il calore. E l’occasione per mettere a posto il nostro patrimonio edilizio, ma dobbiamo procedere con ordine». Qual è il primo passo? «Per intervenire occorre prima una diagnosi. E io la diagnosi la immagino come un grande libro che contenga tutto il nostro costruito, diviso per categorie: cemento, mattoni, pietra, e capillare, dai grandi comuni alle più piccole frazioni».

«Individuiamo i mali che vanno curati Il patrimonio edilizio va messo al primo posto: è un dovere sociale»

Mario Cucinella

Un censimento.

«Sì, un grande censimento, dettagliato, che ci servirà a definire le linee guida d’intervento, di ristrutturazione, a beneficio sia dello Stato e degli enti pubblici che dei privati. Ridurre il traffico delle auto va bene, ma gran parte dell’inquinamento si disperde dalle caldaie delle case».

Lo Stato, gli enti pubblici e i privati troveranno il denaro necessario per questi lavori? «Una volta individuati mali da curare, decideremo caso per caso quanto curarli, da 10 a 100, a seconda di quanto potremo investire. E poi, comunque, recupereremo l’investimento, in termini di minori spese, grazie al risparmio energetico».

La sua proposta è discussa tra gli architetti? «Solo a livello astratto, io invece dico che bisogna entrare nel concreto e fare un vero censimento tecnico della qualità degli immobili».

Nella sua idea, questo dovrebbe rilanciare il settore edile? «Certo, ci sono tanti professionisti che da mesi hanno poco o pochissimo lavoro. Ma io credo che questo piano sia qualcosa di più: mettere a posto il patrimonio edilizio dovrebbe essere un dovere sociale, il primo tassello di un moderno welfare state».

Come giudica il super ecobonus varato dal governo le ristrutturazioni? «E un incentivo importante che permetterà di fare interventi mirati, come isolare le facciate, sostituire i serramenti o le caldaie. Il censimento però è la base per qualcosa di molto più grande e radicale. Non possiamo più aspettare, gli obiettivi del 2030 sono ormai dietro l’angolo».

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