Mario Cucinella al Wired Next Fest Trentino 2024

Pubblicato
29
/
09
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2024
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“Nel nostro mestiere la creatività senza empatia diventa un cavallo pazzo”. L'architetto e designer racconta i temi del suo nuovo libro, Città foresta umana. L'empatia ci aiuta a progettare, e spiega perché capire dove sei e con chi è importante per fare progettazione

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Ogni giorno nel mondo vengono progettate scuole, ospedali, carceri, musei, chiese, case e uffici ma quanta empatia c'è nell'architettarli e nell'edificarli?

Non è domanda pleonastica, in quanto si parla molto di sostenibilità ma poco di empatia in architettura. Eppure, per Mario Cucinella, architetto e designer di fama mondiale e curatore del Padiglione Italia di Expo 2025 a Osaka, è fondamentale.

Al Wired Next Fest Trentino 2024 spiega perché: “La parola sostenibilità è stata ampiamente abusata. Nel mio mestiere capire dove sei è importante per fare progettazione. L'empatia serve per questa lettura. Nel nostro mestiere la creatività senza empatia diventa un cavallo pazzo. Se hai empatia, allora qualcosa di quel posto hai studiato. Oggi le cose semplici, ad esempio conoscere la latitudine di un luogo, sono state dimenticate. Gli edifici vengono quindi progettati senza abbastanza empatia”.

Il fattore empatia come elemento cruciale della progettazione è centrale nel nuovo libro dell'architetto, “Città foresta umana. L'empatia ci aiuta a progettare”, scritto con la giornalista economica Serena Uccello ed edito da Einaudi.

Parlare di sostenibilità significa parlare di empatia in quanto “è proprio l'empatia con i luoghi, con lo studio del clima e della materia che ci permette di adattare una forma alle condizioni che la circonderanno”, afferma il volume.

Progettare mettendosi nei panni e nei territori degli altri significa ampliare lo sguardo a tutti i fruitori di un progetto architettonico, come nel caso degli ospedali, luoghi di cura per i pazienti ma anche contesti dove i professionisti spendono diverse ore della giornata. Significa “pensare all'infermiere o al medico che ci lavorano otto ore al giorno. Non deve essere un luogo così tecnologico da fare paura e al contempo deve offrire servizi a chi ci lavora tutto il giorno” afferma il designer.

E poi non trascurare l'impatto sulla memoria, in quanto “gli edifici non si muovono - afferma Cucinella- ma viaggiano nella memoria. Fare scuole non è solo farle ma costruire memorie. A Pacentro abbiamo realizzato una scuola chiedendo opinioni anche ai bambini. La cosa che sorprende dei bambini non contaminati dall'urbanizzazione è il rapporto forte con la natura. Uno mi ha chiesto se fosse possibile progettare la scuola con un tetto che si aprisse per vedere il cielo”.

Il tema del Wired Next Fest Trentino 2024 è Impossibile e il decimo capitolo del libro prende il titolo “Un'architettura lieve, un'architettura dell'impossibile”. Cucinella cita tra i progetti espressione della sua architettura dell'impossibile la progettazione della sala teatrale polivalente della casa di reclusione di Volterra, città dove da 35 anni il regista e drammaturgo Armando Punzo lavora con la Compagnia della Fortezza ma anche il progetto per una scuola a Gaza, definito “un momento di speranza. Perché l'architettura, se progettata con cura, può migliorare le condizioni di comfort”. E quindi esprimere empatia.

La speranza è che un surplus di empatia nella progettazione possa venire anche dalle nuove generazioni che progetteranno gli edifici del futuro. Nel 2015 Cucinella ha fondato SOS - School of Sustainability, una scuola per giovani professionisti neolaureati che ha l’obiettivo di fornire loro gli strumenti necessari per affrontare le questioni ambientali con un approccio aperto, olistico e guidato dalla ricerca.

Spiega il designer sul palco del Fest: “Si tratta di una scuola con un rapporto 1 a 1. Il punto di vista di un designer maturo non è lo stesso di un ragazzo di 23. Bisogna chiedere ai giovani come vedono le cose. Noi spieghiamo quali sono gli strumenti per realizzarli ma poi chiediamo: “tu come la vedi?” e restituiamo il loro punto di vista. Non è che ci sia una generazione più creativa di un'altra. Ma l'ascolto è un tema importante”.