Progettare una scuola innovativa, non soltanto in termini spaziali bensì epistemologici, significa scardinare il concetto di scuola come mero “contenitore” ove si svolgono le lezioni e proporre un nuovo concetto di scuola come “luogo da abitare”, un ambiente stimolante in cui sperimentare un percorso formativo a 360 gradi, nonché un punto di riferimento per la comunità locale inserito nel tessuto urbano. La scuola deve essere innovativa in termini di spazio e di tempo e, prevedere l’inclusione di spazi dedicati non soltanto alla didattica ma anche allo svago, al ristoro, alla sperimentazione e alla condivisione, spazi collettivi per comunicare e relazionarsi, spazi individuali per pensare e rilassarsi, atelier per creare e scoprire. La metafora dello spazio come “il terzo educatore” di Loris Malaguzzi, ben connota il ruolo essenziale dell’ambiente sull’apprendimento il quale avviene non solo attraverso la relazione adulto-bambini, ma all’interno di un contesto (ecologicamente accogliente secondo Bronfenbrenner) e attraverso una molteplicità di stili cognitivi (intelligenze multiple secondo Gardner) che hanno bisogno di essere tradotti in spazi organizzati, differenziati e flessibili. Lo spazio, con la sua configurazione e le sue caratteristiche, parla ai bambini, li stimola, favorisce lo sviluppo integrale di tutte le facoltà e abilità dell’alunno.